اذهب الى درب النجوم Percorri la via delle stelle

L’uomo sulla Croce

Quel sangue che fuoriesce dal costato, che gocciola dalla fronte, coperta da una corona di spine e le innumerevoli piaghe prodotte da fruste e torture. Quale anima innocente merita un simile villipendio? Il corpo sorretto dai chiodi fissati alla croce, lo immaginate il dolore? Non penso. Quale anima pura merita una si tale sofferenza?

Cosa abbiamo fatto come umanità al Figlio? La sua morte cancella il peccato originale, non la colpa di tale brutalità. L’orrore che pratichiamo ogni giorno su noi stessi, tra guerre e violenze ci porta alla fine.

Il Signore risorge,certo, l’umanità solo per pietà e misericordia.

Signore perdona anche ciò che è imperdonabile, altrimenti saremo perduti.

Nel silenzio.

Nel silenzio molto spesso mi sono ritrovato, ma ci si può anche perdere facilmente.

Ci sono molti tipi di silenzio: quello che si ricerca per far pace con se stessi o con altri, quello forzato di un’assenza una mancanza, il silenzio che c’è in una sofferenza, il silenzio di una perdita; quel silenzio che ti viene a prendere quando meno te lo aspetti, che ti sbatte in faccia la realtà.

C’è un silenzio invece che divora, ed è quello delle parole non dette, dei rimpianti, o di quando ci si morde la lingua per non offendere, di cui puntualmente ci si pente perchè veniamo offesi noi.

Esiste un silenzio di pace che ritroviamo passeggiando, da soli in un bosco o in riva al mare, se ci pensiamo non è un vero e proprio silenzio perchè c’è il vento che smuove gli alberi o le onde del mare che ci accompagna.

Il silenzio, dipende tanto da ciò che fai in esso; spesso non hai il tempo di rifletterci in esso, ma devi andare avanti, lottare contro il tempo, contro le tue paure, contro la tua inadeguatezza, i tuoi dubbi, e dentro vorresti urlare ma non puoi, vorresti piangere ma non te lo puoi permettere.

Quanto tempo ho passato nel silenzio, in tante situazioni, erano silenzi forzati e non ricercati, erano silenzi dolorosi, in un deserto spirituale; la sofferenza rende più forti? si è vero ma al momento ti annienta, è la vita che ti mette alla prova, e di prove ce ne sono infinite, alcune ce le cerchiamo, altre arrivano e basta come esami a sorpresa da superare, e spesso ti ritrovi solo, anche se, solo non ce l’avresti mai fatta.

Il mondo ha bisogno di silenzio ? certo, ma di quello buono, per riflettere, di quello che senti il rumore del mare, e il canto degli uccelli e non del silenzio che si ode in un rifugio antiaereo, prima del fragore delle bombe, non del silenzio di un ospedale scandito dai macchinari, non del silenzio dovuto all’odio e alla miseria umana.

Nel silenzio deve esserci Pace e Giustizia.

Gennaro Bertetti

(foto dal web)

Tanti auguri scomodi

i tanti auguri scomodi di don Tonino Bello, sono oggi così dannatamente attuali che sento di volerli dedicare a molti, che col loro egoismo tendono a chiudersi in una realtà tutta loro, senza pensare a chi soffre davvero, innanzitutto a chi è malato, che in questo mondo davvero non trova pace, un mondo che ha così fretta di trovare una relativa tranquillità, una zona confort da cui non si vuole uscire, tanto da voler trascurare chi muore nel silenzio e nella solitudine di un freddo letto di ospedale. Quante volte ho letto la frase “aveva patologie pregresse” in questo periodo, come a voler evidenziare che era un persona inutile, non produttiva; ecco queste è una falsa realtà, ognuno di noi ha una sua dignità e diritto alla vita così come tutti quelli che si sentono sani e invincibili, e vorrei aggiungere occhio tutti abbiamo i nostri punti deboli sia nel fisico che nell’anima.

Ma queste parole le dedico a chi vuole affermarsi con la prepotenza, chi si sente in diritto di gestire della vita degli altri, ma che non ha le palle di affrontarti direttamente, a chi vuole avere una leadership affossando il lavoro degli altri, o chi peggio sfrutta quel lavoro prendendosene i meriti, a chi è cieco dinnanzi alle richieste di chi ha attorno, ed è sordo ai buoni consigli perchè quei consigli sono scomodi, meglio tacere difronte alle prepotenze di alcuni e risultare popolari, che seguire un consiglio giusto che vi farà perdere un po’ di quella stupida simpatia che vi siete guadagnati.

In ultimo ma non per ultimo lo dico agli ultimi calpestati dall’arroganza dei primi della classe, gli operai che non hanno un lavoro che li gratifica, a chi il lavoro lo ha perso e lo sta per perdere, che non godranno di alcuna solidarietà perchè anche essi considerati ingiustamente non indispensabili, ed una cosa ve la dico, quelle persone erano indispensabili per la loro famiglia, e gli avete tagliato le gambe e la lingua.

Ecco leggendo questi auguri, vergognatevi un po’.

Gennaro Bertetti

Tanti auguri scomodi

Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi: “Buon Natale” senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l’idea che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.

I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi.
Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.
Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano.
Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.
I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.

La visione del Covid19

Quando un decreto ti impone di fermarsi, bisogna mettere il motore al minimo e rallentare, spesso fermarsi del tutto. Il rumore intorno inevitabilmente si affievolisce, sempre di più, e nel silenzio si può fare finalmente un po’ di ordine, ascoltare, ma anche vedere.

Ciò che i miei occhi e le mie orecchie hanno visto definirsi con tratti sempre più nitidi in questo tempo di isolamento, e ciò con cui dobbiamo fare i conti, è il delirio di onnipotenza che ha contagiato, in modo differente ma inevitabile ogni essere umano.

Mentre l’epidemia si estendeva in Cina, mietendo sempre più vittime, qualche voce in Italia si levava, chiedendo preventivamente la chiusura di confini, di intraprendere misure che impedissero il presentarsi in territorio nazionale, dello stesso tragico scenario asiatico.

Le scelte e lo sviluppo degli eventi hanno dimostrato tutta la scelleratezza delle classi dirigenti, anche in altri stati europei che hanno pensato bene di deridere in primo luogo il modus operandi italiano, per poi ricalcarne alla lettera tutte le fasi.

Incredibile come un corpuscolo di dimensioni infinitesimali sia riuscito a scuotere i potenti, convinti fino a un mese fa, di poter giocare con la vita dei cittadini con il solo scopo di alimentare i propri interessi.

Pensavano che la resa dei conti non sarebbe mai giunta e invece adesso la mancanza di un posto letto in rianimazione negli ospedali della propria regione spaventa anche loro, consapevoli di non essere immuni al contagio e di rischiare di morire, proprio come quei cittadini costretti da tempo a rinunciare a curarsi in modo dignitoso ed umano, in nome dei fantomatici tagli per far quadrare i bilanci.

Ci voleva il COVID-19 per scoprire la follia di un Patto di Stabilità che fossilizza il nostro sviluppo e l’inutilità di un’istituzione come l’Unione Europea così come concepita. Se questa Unione fosse stata davvero dei popoli, forse per tutelarli avrebbero dovuto imporre dall’inizio blocco delle attività e fondi a sostegno per tutti, senza discutere, perché qui belli miei, si rischia di morire, e nessuno deve andare perso. Invece siamo sacrificabili.

Sono sacrificabili tutti quelli in prima linea negli ospedali a fronteggiare giorno e notte, incessantemente, l’emergenza. Adesso li ringraziamo, applaudiamo ai loro sforzi, sono eroi. Chissà se alla fine dell’emergenza torneremo ad aggredirli nei Pronto Soccorso sparsi sul territorio, e chissà che ne sarà di quelli che in questo momento si sono offerti come volontari in trincea.

Ci hanno chiesto da tempo di restare in casa, di chiudere le attività, di rallentare il contagio. Ma era impensabile restare a casa quando ci avevano detto che era solo una semplice influenza, con risvolti più severi per gli anziani. (Gli stessi che ostinatamente continuiamo a vedere in giro quasi quotidianamente, quelli che dovevamo proteggere e che forse perché non hanno nessuno, continuano ad esporsi a rischi)

Hanno continuato a dirci che morivano persone con patologie pregresse, per rassicurarci, come se quelle vite non avessero avuto valore e come se in assenza del contagio non avrebbero continuato a vivere, nonostante tutto. Quale delirio! Se poi abbiamo visto cadere giovani, adulti e neonati finiti in rianimazione per lo stesso motivo.

Era inconcepibile fermare le attività di regioni che vivono di terziario, lo sostenevano con forza gli stessi imprenditori e governatori che sono arrivati adesso a supplicare misure più stringenti perché la situazione è sfuggita di mano.

È inaccettabile restare chiusi in casa così a lungo e rinunciare alla corsetta, alla festa di compleanno del bambino, all’uscita in pizzeria, alla tintarella sugli scogli. Non succederà a me, non mi importa degli altri.

Finchè uno di quegli altri è una persona che conosci e viene contagiata e in un peggioramento repentino viene portata via per sempre da te, senza concessione nemmeno di un ultimo saluto. Sparisce in un buco nero dal quale non riemergerò più e non le potremo dire: “Scusa, forse dovevamo restare a casa”.

Chissà se la lunga fila di mezzi militari carichi di salme da portare altrove perché nemmeno al cimitero c’è più posto, serve a capire che non siamo onnipotenti, che la vita di tutti è preziosa e che l’egoismo lo dovremmo mettere da parte, perché il mancato rispetto delle regole da parte di una sola persona, mette a rischio l’intera comunità.

Chissà se tutta questa accortezza all’igiene e all’evitare il contagio ce la ricorderemo quando passerà tutto e i tanti immunodepressi (per vari motivi) potranno, forse, con molta cautela uscire il naso fuori di casa e ricominciare a vivere anche loro, come noi.

Chissà se quando le cose miglioreranno, ci ricorderemo di cosa vale nella vita e smetteremo di sopportare con insofferenza tutti gli impegni della nostra routine che adesso, forzatamente, non possiamo portare a termine.

Io, da cattolica, questa quaresima sono certa di averla impressa nella mia mente per il resto della mia vita, con l’impossibilità di accostarsi ai sacramenti e con la fantastica opportunità di unirsi tutti in preghiera ritrovando i vari pezzi della comunità sparsi un po’ ovunque, grazie alla tecnologia e a due sacerdoti che come bravi pastori, ci accompagnano ogni giorno in questo momento di oscurità e di isolamento.

Chissà se ce lo ricorderemo, questo bagno di umiltà, e nel rispetto di tutti quelli che ingiustificatamente non ce l’hanno fatta, troveremo il coraggio di costruire quello che meritiamo: l’Umanità.

Antonella Epifani

L’ultimo bacio.

Chissà, se il ragazzo della foto è mai tornato fra le sue braccia, o che questo sia stato il suo ultimo bacio alla sua amata, prima di morire in guerra, guerre di altri, combattute da soldati che vanno incontro al proprio destino, spesso infame. Ma le guerre non le combattono solo chi va al fronte, le guerre sono ovunque, e la morte è li, che aspetta la sua prossima vittima.
Vittime del lavoro, vittime di una malattia, vittime di una violenza assurda, che strappa alla vita, chi ad essa potrebbe dare ancora tanto. Chissà se questo soldato aveva figli, o gli avrebbe voluti. Il mio pensiero va al mio collega, l’ennesimo che ha perso la vita. Siamo tante, troppe vittime di una guerra, che non ci regala monumenti, medaglie, onorificenze. Solo un codice che viene cancellato, una frase di circostanza, un altro numero che se ne va, e restano le lacrime di chi ti ama, e nulla più.

Giuda siamo noi

Giuda, l’apostolo, il traditore, colui che vende Gesù per 30 denari, morto suicida dopo aver capito di aver fatto condannare il figlio di Dio. Cosa spinge Giuda a tradire? la sua poca fede sarebbe la risposta di molti, ma c’è un’ analisi molto più complessa.

Giuda tradisce perché vorrebbe piegare il Signore alla sua volontà: sí, perché crede che così facendo scateni una reazione che porti ad una rivoluzione popolare contro i Romani, non avendo capito che la rivoluzione che porta Gesù è una rivolta nell’anima, nel cuore di ognuno di noi, è una vera e propria resurrezione dello spirito.

Quante volte il nome Giuda lo utilizziamo per indicare un traditore, è una figura totalmente negativa per i cristiani, spesso si evita anche di parlarne.

Quante volte quel Giuda siamo proprio noi, quante volte vogliamo piegare la volontà di Dio alle nostre esigenze, alle nostre convenienze, tanto Dio perdona, oppure usando la scusa che le nostre azioni non sarebbero passibili di giudizio perché fatte a fin di bene, si il nostro.

Il nostro bene,per intenderci, è solo una nostra fissazione, noi non sappiamo realmente quale cosa o scelta è meglio per noi. Dio lo sa ed è alla Sua volontà che noi dobbiamo sempre piegarci e a nessun’altra, e dovremmo chiedere perdono per tutte quello volte che lo tradiamo mettendo al primo posto le nostre esigenze, davanti alla sua volontà.

Buon venerdì Santo a tutti.

“Alcuni di voi, soprattutto quelli che recentemente hanno perso il cane per la sua ”morte”, non lo capiranno fino in fondo. Non sento la necessità di spiegarlo, ma dato che io stesso non sono eterno, lo debbo spiegare.

I cani non muoiono mai. Non sanno come farlo. Diventano stanchi e vecchi, le loro ossa iniziano a far male. Naturalmente non muoiono. Ovviamente se morissero non vorrebbero andare a spasso continuamente, tuttavia vogliono andare a passeggio, anche se le loro vecchie ossa a lungo dicono: “no, non è una buona idea. Non andiamo a passeggio”. Loro vogliono sempre andare a passeggio. Anche se il passo successivo significa che i loro vecchi tendini non li reggeranno in piedi, anche così loro vorranno andare avanti.

Non è che non amino la tua compagnia. Il contrario, la passeggiata con te per loro è tutto. La sinfonia di odori, che li avvolge è il loro mondo. La cacca di un gatto, l’odore di un altro cane, i resti di un uccello in putrefazione, e (certamente) te. Questo è quello che rende il loro mondo ideale, e in un mondo ideale non c’è posto per la morte.

Tuttavia i cani diventano molto sonnolenti. E questo è il nocciolo della questione. Non lo insegnano nell’università dove viene spiegato cosa sono i quark, i gluoni e l’economia di Keynes. Lì sanno talmente tante cose, che dimenticano che i cani non muoio. È veramente un peccato. I cani hanno così tante cose positive, mentre gli uomini sanno solo parlare.

Quando pensi, che il tuo cane è morto, lui si è semplicemente addormentato nel tuo cuore. Continuano a scodinzolare, per questo motivo il tuo cuore duole e piangi sempre. Chi non piangerebbe avendo un cane felice e scodinzolante nella propria gabbia toracica. Ahi! Loro scodinzolano quando si svegliano li. In quel momento dicono: “Grazie! Grazie del caldo luogo per dormire, in aggiunta è così vicino al tuo cuore, è il posto migliore!”.

Inizialmente si svegliano di continuo, per questo motivo piangi sempre. La loro coda scodinzola. Ma con il passare del tempo dormo sempre più a lungo (ricorda che lo scorrere del tempo per i cani è diverso da quello degli esseri umani. Vai con il cane a passeggio, e per lui l’intera giornata è trascorsa in un’ora. Poi torni a casa e tempo che uscirai di nuovo per lui sarà trascorsa una settimana o per lo meno qualche giorno prima che tu riesca con lui. Non stupisce quindi il perché loro amino tanto le passeggiate).

In ogni modo come ho già detto, loro si addormentano nel tuo cuore, e quando si svegliano iniziano a scodinzolare. Dopo qualche anno canino, dormono sempre più a lungo, quindi anche tu puoi. Per tutta la loro vita sono stati dei BRAVI CANI e lo sapete entrambi. Essere dei bravi cani per tutto il tempo è molto faticoso, soprattutto quando si è vecchi e le ossa fanno male, ma vogliono proseguire, cadono con il muso a terra e anche quando fuori piove e non si ha voglia di uscire, ma anche in quel caso si esce per una pipì, perché è così che si comportano i bravi cani. Quindi capisci che dopo una cosa del genere ha bisogno di riposare nel tuo cuore, quindi dormiranno sempre più a lungo.

Ma non farti ingannare, loro non sono morti. Non c’è una cosa del genere. Loro dormono nel tuo cuore e si svegliano quando non te lo aspetti. Ormai loro sono così.

Sono dispiaciuto per le persone che non hanno un cane dormiente nel loro cuore. Perdono così tanto. Scusate, ma vado a piangere”

san_giuseppe_padreBuona Festa del Papà a tutti e Buon onomastico a chi porta il nome di San Giuseppe.

Buona giornata a tutti, ne è passato di tempo dal mio ultimo post, forse davvero un po’ troppo, ma oggi ho deciso di dedicare del tempo anche a questo mio blog.

Dedico questo articolo ad un Santo molto speciale, patrono di tutti i padri, figura molto sminuita nella tradizione , di cui sono sempre troppo poche le informazioni che ci giungono dalla storia e dagli scritti biblici, ma la quale è sicuramente una delle più importanti.

Silenzioso, Lavoratore, ma anche autoritario e determinato a voler dare un’ educazione vera al Cristo fanciullo, rispecchia in tanti modi la figura del padre amorevole ma allo stesso modo è figura di grande importanza educativa.

San Giuseppe dovrebbe essere esempio per le famiglie odierne, per la sua pacatezza, il suo mettersi in ascolto di Dio e del prossimo, esempio per i padri moderni, figura tante volte sminuita e calpestata, ma che in realtà di una valenza educativa fondamentale.

Spesso oggi si parla di emergenza educativa, e si trascura l’importanza dell’educazione famigliare, delegando spesso ad altri il compito educativo, come scuole, enti sportivi, parrocchie ed altro, e molto spesso a fare da figura educativa in una famiglia sembrerebbe la sola madre ad avere l’importanza di rilievo nei confronti dei figli.

A mio modo di vedere non c’è cosa più sbagliata del non dare la giusta importanza alla figura paterna.

I padri sono davvero importanti nell’educazione dei figli, perché fungono da esempio, e spesso sta alle madri essere brave a non sminuirne la figura, quando sono costretti ad essere assenti per lavoro, per sostenere comunque la propria famiglia, e spesso e volentieri accade il contrario.

Concludo questo piccolo appunto con una preghiera, che San Giuseppe interceda presso Dio, pregando per tutti i padri, dal peggiore al migliore, affinché ne illumini il cammino, che interceda per chi è malato, per chi è stanco, per chi è costretto a lavorare troppo e per chi il lavoro lo ha perso, per  i padri lontani , che possano un giorno essere finalmente vicini alla loro famiglia.

Vi rinnovo gli auguri per questa giornata.

 

 

 

Gli ultimi clamorosi sviluppi della vicenda Ilva di Taranto hanno portato ad arresti eccellenti come il Presidente della Provincia Florido (PD) e la conseguente dimissione della giunta provinciale, ma anche al maxi sequestro di beni appartenenti alla famiglia Riva, frutto di un’inchiesta per evasione fiscale; Ferrante e Bondi si sono dimessi non vedendo più garantito il loro operare.
Ribadendo di essere dalla parte dei cittadini e quindi anche dei lavoratori, vogliamo evidenziare l’importanza del ruolo della Magistratura chiamata a far luce su una gestione oscura del lavoro e del territorio; ma intendiamo fare un appello anche al Governo e alla Regione Puglia, non esente da colpe, affinché si facciano carico di una situazione che rischia di precipitare.
L’obiettivo dev’essere l’adeguamento della Fabbrica agli standard dell’Aia seguendo l’esempio del rinnovamento del comparto siderurgico in tutta Europa e in diverse parti del mondo, oggi produttivo ma con un impatto ambientale molto attenuato; in alternativa in caso estremo deve essere garantita la rioccupazione dignitosa dei lavoratori Ilva e dell’indotto.
La città di Taranto non merita di essere abbandonata e svalutata dall’intera nazione: è stata orgoglio dell’industria nazionale ed europea, una città d’arte e di turismo, che conserva ancora antiche tradizioni culinarie, che ha un mare tra i più belli d’Europa, è una città che ha bisogno di essere rilanciata.
L’avvio potrebbe essere proprio questo, la risoluzione del problema dell’impatto ambientale dell’industria pesante, da non considerare più una cattedrale nel deserto, ma il centro della creazione di un valido indotto gravitante intorno ad essa. Andrebbero agevolati i traffici aerei con un Aeroporto come quello di Grottaglie e marittimi ampliando finalmente il porto mercantile e magari creando i presupposti per un Ateneo, al momento non presente sul territorio, adeguato a questa grande città che, in quanto area industriale meriterebbe quantomeno una facoltà di ingegneria industriale.
Un altro punto fondamentale deve essere la bonifica del territorio, con la sistemazione del quartiere Tamburi e di tutta la città con la pulizia del fondo marino, necessaria sia per la coltura dei mitili che per promuovere il turismo. La mancata bonifica dei terreni contaminati impedisce il sorgere di qualsiasi attività, e ostacola addirittura quella cimiteriale.
La tutela della città di Taranto con l’attuazione di opportune soluzioni per le problematiche ambientali e lavorative può essere uno slancio per l’intera economia italiana e un esempio di come, nella legalità, possono nascere nuove prospettive per gli Italiani.
Fratelli d’Italia Taranto.
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Ambiente svenduto

Le notizie e gli avvenimenti delle ultime ore, che vedono protagonisti i vertici della Provincia di Taranto e della Regione Puglia sono a dir poco sconcertanti; l’accusa è di quelle pesanti, concussione.
Dalle indagini svolte dalla Procura di Taranto emergerebbe un rapporto molto stretto dei vertici della Provincia e della Regione con alcuni vertici aziendali dell’Ilva , atto a falsificare o insabbiare eventuali rilevamenti di fonti inquinanti e concessioni molto superficiali.
A tal proposito non si può non fare alcune riflessioni, tenendo conto che la giustizia dovrà fare il suo corso.
Nelle ultime ore si è levato un coro di solidarietà nei confronti dei loro esponenti da parte della sinistra italiana, ma a mio parere gli unici ad aver bisogno di solidarietà sono i cittadini della Provincia Jonica che nella verità sono stati presi in giro per decenni, che per un giro losco di affari tra industriali e politici si ritrovano a dover fare i conti con le malattie più gravi, con la povertà, con una terra distrutta dal malaffare.
La riflessione che io faccio, e di cui spero di sbagliarmi almeno in parte è la seguente: se i vertici di un’istituzione vivevano in sudditanza nei confronti di un polo industriale, permettendo agli stessi di conseguire strategie di lucro a danno dell’ambiente, questo potrebbe essere solo il coperchio di un grosso calderone tenuto sul fondo del mare ormai da decenni.
L’insinuazione che io faccio, è il rapporto dei politici locali nei confronti delle ecomafie radicate nel territorio italiano, e con malizia pongo alcune domande:
Perché ogni qual volta si vorrebbe fare un lavoro di rastrellamento e di pulizia del fondale in mar Piccolo ,questo viene sempre rinviato, rimandato, sospeso e in fine non fatto? Perché la parola “bonifica” in questa città fa così paura ad una certa classe politica?
Domande che forse non troveranno mai risposta ma su cui invito tutti a riflettere, Senza Paura.